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Uno sguardo indietro ed avanti sulla storia dell’International Mountain Bicycling Association – Mark Eller

Uno sguardo indietro ed avanti sulla storia dell’International Mountain Bicycling Association

Scritto da Mark Eller

Articolo originale Freehub Magazine
Our World
Issue Eight – July 2010
Immagini concesse da IMBA US

Traduzione Beppe Salerno

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Le prime biciclette erano mountain bike. Visto che nel 19mo secolo, quando le bici furono introdotte in Europa e negli US, le strade asfaltate erano quasi inesistenti e si pedalava su strade sterrate e sentieri.

Anche all’inizio durante gli “anni d’oro” della bicicletta, alcuni le trovavano allarmanti e potenzialmente pericolose potendo spaventare i cavalli ed investire i pedoni. Venivano coinvolte le autorità per gestirne e regolarne l’uso stabilendo limiti di velocità e  regole di circolazione compreso obbligo di luci.

In ogni caso verso la metà del 20mo secolo le auto presero il sopravvento come principale mezzo di trasposto nei paesi più evoluti e le bici vennero relegate a giocattoli o a “fissazioni” per adulti appassionati. Le problematiche di gestione andarono man mano sparendo.

Gli albori della Mountain Bike

La regolamentazione delle biciclette tornò in auge nuovamente con l’introduzione della mountain bike “moderna”. A metà anni 70 gli appassionati aggiunsero i cambi e freni potenziati a vecchie bici tipo “consegna-giornali” per poter andare su trails e strade sterrate. Ad inizio anni 80 le prime mountain bike di produzione di massa cominciarono ad essere distribuite attraendo quindi legioni di nuovi riders allo sport della mtb. Con la crescita, crebbero anche le questioni relative alla regolamentazione del mountain biking.

All’inizio, escursionisti e cavalieri accolsero i mountain bikers come curiose novità. Si interessavano delle bici, della distanza che avevano coperto, delle potenzialità di questi mezzi. Ma la divertita accoglienza presto si raffreddò. Alcuni di essi cominciarono ad avere delle perplessità circa la sicurezza degli utilizzatori dei sentieri. Alcuni si sentirono estromessi dai sentieri ed altri erano preoccupati della sostenibilità ambientale dei nuovi fruitori di trails. La gente cominciò a domandarsi se le mountain bike appartenessero a quei luoghi e la questione ricadde sulle autorità ambientali che erano responsabili della protezione delle risorse naturali e della regolamentazione degli utilizzatori.I8_ARTICLE_PG211_0

Agli inizi della gestione del Mountain Biking

I primi tentativi di regolamentazione prevedevano solitamente il limitare l’accesso ai trails. La maggior parte dei riders erano rispettosi e con una coscienza ambientalista essendo probabilmente escursionisti a loro volta. In sostanza, più “escursionisti su ruote” che “motociclisti senza motore”.  Nonostante ciò, c’era anche un gran numero di agonisti provenienti dalla BMX e dalla corsa che certe volte proiettavano un’immagine dello sport più aggressive ed adrenaliniche. Questa percezione – e la semplice presenza di mezzi meccanizzati nel mezzo della natura – preoccupavano non poco gli utenti e le autorità.

Nel 1983, Boulder in Colorado, vietò alle bici e sentieri e le piste taglia fuoco e nel 1984 nuove regole del US Forest Service vietarono l’accesso nelle aree designate Wilderness areas.

Nel 1986 East Bay Regional Parks in California vietò alle mtb l’accesso ai sentieri tollerando però l’accesso alle piste taglia fuoco. Questa politica “taglia fuoco si, sentieri no” fu presto sposata da altre giurisdizioni e nell’89 fu istituzionalizzata nel sistema parchi della California. Nel 1988, US National Park Service stabilì regole molto restrittive che vietavano del tutto l’accesso, se non dietro regolamentazioni da far valere con complicati passaggi burocratici. Questa serie di chiusure esortò i ciclisti ad organizzarsi.

La nascita di IMBA

Nel 1983, un gruppo di appassionati bikers fondò NORBA, National Off-Road Bicyclists Association, per regolamentare le competizioni e per migliorare i rapporti con le autorità ambientali e gli altri utilizzatori. Con le competizioni che presero decisamente piede e ci si rese conto che una organizzazione dedicata fosse necessaria. Nel Marzo 1988, 5 club attorno ad aree urbanizzate della California si unirono per formare la International Mountain Bicycling Association (IMBA).

IMBA fu fondata nella convinzione che bikers responsabili ed organizzati potessero auto-regolamentare il nuovo sport assieme alle autorità ambientali ed agli altri fruitori di sentieri.

I fondatori sentivano che riders esperti potessero educare i nuovi su sicurezza, su mountain biking responsabile e sostenibile a livello ambientale, influenzando altri rider, produttori, organizzatori di eventi, negozi e la stampa specifica.

Negli anni a seguire, IMBA ha lavorato con altri gruppi che sostenevano il ciclismo, volontari, le autorità e tecnici ambientali, per definire i punti cardine della gestione del mountain biking. Identificarono tre punti generali: sicurezza, impatto ambientale, conflittualità’ tra gli utilizzatori. Erano determinati a dimostrare che queste questioni potessero essere mitigate attraverso un attenta pianificazione e gestione. Lo stesso principio vale ancora oggi.I8_ARTICLE_PG221_0

IMBA Oggi

La mountain bike è diventata popolare in tutto il mondo ed i vari gruppi di fruitori di sentieri hanno preso atto della legittimità del mountain biking (responsabile) nelle aree naturali aperte al pubblico.

Con la crescente approvazione del mountain biking molte delle chiusure a tappeto sono state sollevate e la regolamentazione è ora meno netta e più specifica per ogni territorio. Oggi ci sono accordi tra IMBA, club affiliati IMBA e le agenzie di gestione dell’ambiente mirati non solo a promuovere la mountain bike ma anche ad utilizzarla per promuovere e migliorare l’uso della risorsa ambientale.

Altri paesi hanno osservato gli accordi di collaborazione nati negli USA ed hanno adottato modelli di gestione simile mentre altri hanno sviluppato un loro approccio originale ed unico. Questo successo è stato possibile in gran parte ai sostenitori appassionati del loro sport e convinti della responsabilità civica e del lavoro pratico necessario per sostenerlo.

IMBA e lo sport della mountain bike sono cresciuti e le questioni sicurezza, impatto ambientale e condivisione non conflittuale tra fruitori rimangono. Sin dall’inizio abbiamo chiesto alle autorità in materia ambientale di prendere decisioni in maniera fattuale perché’ sappiamo che aneddoti e pregiudizi non ci aiutano. Abbiamo chiesto sentieri condivisi perché sappiamo che questi vanno incontro alle esigenze della maggioranza degli utilizzatori di trails, riducono l’impatto ambientale complessivo, sono più economici e mettono i presupporti per una trail-community. Sappiamo anche che ci sono eccezioni. Abbiamo sempre concesso che non tutti i sentieri devono essere aperti alle bici. Ed abbiamo chiesto che alcuni sentieri fossero gestiti unicamente per uso ciclistico.

Abbiamo anche chiesto trails di diversi chilometraggi e condizioni perché i rider sono diversi. I principianti hanno bisogno di sentieri larghi e meno accidentati sui quali possono imparare in sicurezza. I rider più evoluti chiedono percorsi che li mettano alla prova nervi e skills. Tutti concordiamo nell’apprezzare la sensazione di essere in mezzo alla natura e ci meravigliamo di un avvistamento inatteso di un animale selvatico, di un prato fiorito o della vista di un paesaggio mai visto.

NOTE

— l’Autore Jim Hasenauer è un fondatore IMBA ed è stato Presidente dal 1991 al 1996. E’ Professore di Scienze della Comunicazione alla California State University, Northridge.I8_ARTICLE_231

IMBA

La missione di IMBA è di proteggere, creare, migliorare l’esperienza sentieristica per gli appassionati di mountain bike in tutto il mondo. Inoltre, siamo attivi nel promuovere un mountain biking responsabile, supportiamo il lavoro dei volontari dei sentieri, assistiamo e facciamo consulenza alle autorità ambientali sulla materia sentieristica e lavoriamo per migliorare il rapporto tra i vari gruppi di fruitori.

IMBA ha membri in tutti I 50 Stati (USA) ed in 40 altri paesi. In totale (ndr dati 2010) 32.000 persone, 700 associazioni, 400 negozianti, 130 sponsor aziendali.

Il galateo del sentiero di IMBA mette l’accento su un approccio responsabile ed è riconosciuto ovunque come il codice di condotta standard per i mountain bikers. Ogni anno IMBA contribuisce con più di 1 milione di ore di lavoro sui sentieri. Ad oggi questi volontari hanno creato più di 8.000 km di nuovi trail in tutto il mondo.

IMBA continua a fare emergere il meglio della mountain bike attraverso educazione, formazione sulla sentieristica, volontariato, consulenze gestionali, fondi e bandi per sostenere I progetti ed un ruolo di leader autoritario a livello mondiale.

IMBA dà una voce ai mountain bikers a livello nazionale ed internazionale, voce che è rispettata ed ascoltata dalle autorità, da gruppi ambientalisti, dai media, e dagli amanti dell’outdoor. IMBA lavora in maniera coordinate con US Forest Service, Bureau of Land Management, National Park Service, e Parks Canada e the U.K. Forestry Commission. Abbiamo anche collaborazioni con agenzie statali, locali ed internazionali.

Progetti chiave includono il Subaru/IMBA Trail Care Crew, la National Mountain Bike Patrol, IMBA Trailbuilding Schools, IMBA Epic Rides, IMBA Trail Solutions, ed un’ampia gamma di corsi ed iniziative per la formazione. IMBA lavora per l’accesso ai sentieri e per migliorarne le condizioni per tutti.

Per maggiori informazioni visita www.imba.com (ndr in Italia www.imba-italia.org).

10 cose che IMBA ha fatto per te

Queste sono le dieci cose che IMBA ha fatto negli ultimi 12 mesi (ndr articolo del 2010). Per maggiori dettagli vai su www.imba.com adesso!

  1. Costruito trails incredibili
  2. Ottenuto finanziamenti federali
  3. Attività lobbistica a Washington
  4. Ostacolato politiche anti-bici
  5. Messo bambini in sella
  6. Ha fatto sentire la tua voce
  7. Lavorato con la Subaru-IMBA Trail Care Crews
  8. Coinvolto l’industria della bici
  9. Lanciato IMBA Europe
  10. Migliorato le risorse regionali

Le prime restrizioni all’uso della Mountain Bike

1983: Boulder, Colorado vieta le bici su sentieri e piste taglia-fuoco;
1984: U.S. Forest Service emana delle regole vietando l’accesso ad aree naturali;
1986: East Bay Regional Parks in California adotta la politica “taglia-fuoco si, sentieri no”;
1988: U.S. National Park Service adotta politiche che limitano le mountain bike sui trails;
1989: California State Parks adotta la politica “no singletrack”.

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